David
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Le intelligenze artificiali (IA) generative come Chat GPT hanno rivoluzionando l’esperienza online degli utenti, e stanno anche riscrivendo le regole del gioco per professioni e attività sul web. In questo articolo vedremo come Chat GPT può essere di supporto all’interno di una strategia di ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO), come elaborare comandi efficaci e quali sono i suoi limiti.
Sicuramente avrai sentito parlare della famigerata intelligenza artificiale (o IA), che secondo alcuni minaccia di sostituire il lavoro dell’uomo. Ma di cosa si tratta nel concreto?
IBM, una tra le più importanti aziende del settore informatico al mondo, la definisce “tecnologia che consente a computer e macchine di simulare l’intelligenza e la capacità di risoluzione dei problemi degli esseri umani.”
Di intelligenze artificiali ne esistono varie tipologie, in questo articolo ci concentreremo sulle IA generative, in particolare Chat GPT. Chiamasi IA generative quelle intelligenze artificiali utilizzate per la creazione di nuovi contenuti, come testo, codici, immagini, audio e video.
L’IA generativa utilizza un modello di apprendimento basato su un grande set di contenuti creati dall’uomo ed etichette corrispondenti. Tradotto in parole più semplici: l’IA pesca da un grande bacino di contenuti e partendo da questi impara a generarne di simili. Esempi di IA generative sono strumenti quali Midjourney e DALL·E, usati per generare immagini partendo da testi descrittivi della stessa, l’intelligenza artificiale di Google chiamata Gemini (ex Bard), e il chiacchieratissimo Chat GPT.
Per capire meglio cos’è Chat GPT e come funziona, dai un’occhiata al nostro articolo.
Integrare adeguatamente Chat GPT in una strategia di ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) può offrire un vantaggio competitivo non indifferente, soprattutto in termini di miglioramento e semplificazione del flusso di lavoro.
Ma facciamo un piccolo passo indietro: cosa significa ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO)? Brevemente, significa mettere in atto un insieme di pratiche e tecniche che aiutano un sito web a comparire tra i primi nella pagina dei risultati (SERP) di Google, Bing, o altri motori di ricerca.
Bene. Torniamo a Chat GPT.
Immaginiamo Chat GPT come una sorta di assistente virtuale a cui delegare i compiti più macchinosi e dispendiosi come:
In breve, Chat GPT ci consente di velocizzare i processi più tecnici per poter dedicare maggiore attenzione ad attività di natura più strategica e creativa, dove il tocco umano fa la differenza.
Partiamo dal presupposto che seppur istruita con contenuti generati dall’uomo, Chat GPT è pur sempre una macchina. Affinché l’output (cioè il contenuto prodotto dall’IA) sia pertinente e di qualità, non dobbiamo perdere di vista due concetti che fanno da spartiacque tra chi si fa aiutare e chi si fa sostituire dall’IA: consapevolezza e spirito critico. Non è tutto oro ciò che è generato da Chat GPT!
Se vogliamo ottenere risposte soddisfacenti ed esaustive, dobbiamo in primis essere in grado di dar in pasto all’AI dei prompt (ovvero comandi) efficaci, precisi e ben strutturati, specialmente se si tratta di ambiti specifici e settoriali.
Dobbiamo quindi fornire alla macchina tutti i tasselli affinché sia in grado di comporre correttamente il mosaico di informazioni che le stiamo chiedendo.
Chat GPT è una macchina e come tale ha delle limitazioni. Tra le prime c’è sicuramente la veridicità e l’accuratezza delle risposte. Il nostro assistente virtuale, pur di rispondere, potrebbe fornire output inesatti o “inventati”, proprio per via del suo approccio basato sulle similarità e probabilità. Inoltre, i dati con cui viene addestrato potrebbero non essere aggiornati, comportando risposte inaccurate. Per questa ragione, è buona prassi verificare sempre le informazioni e le fonti da cui vengono estrapolate.
A livello di strategia SEO, un uso incontrollato di Chat GPT può comportare il rischio di penalizzazione da parte dei motori di ricerca. Questo non significa che se un contenuto è figlio dell’AI allora verrà automaticamente penalizzato. Non a caso, Google stesso non solo ha la propria AI (chiamata Gemini) ma fornisce anche delle indicazioni sui contenuti creati con l’IA, specificando che l’uso appropriato dell’IA o dell’automazione non viola le sue linee guida.
Google sottolinea che la priorità dei suoi algoritmi di ranking è premiare i contenuti originali e di alta qualità. Ricordiamo che Google difende a spada tratta il principio EEAT (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness, in italiano esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità), ovvero il quadro di valutazione che determina se i contenuti proposti nei risultati di ricerca sono di qualità.
L’autore del contenuto offre una prospettiva autentica, personale e approfondita? Padroneggia la tematica? Le informazioni provengono da fonti autorevoli? Sono precise e verificate? Se la risposta a queste domande è sì, allora un contenuto rispetta il principio EEAT.
Al contrario, se il contenuto AI fosse privo di qualità di fondo, allora sì, verrebbe penalizzato in quanto non conforme alle norme relative allo spam.
Ben venga quindi all’utilizzo dell’IA come traccia, ma non dimenticarti di metterci del tuo nel contenuto.
In breve, Chat GPT può rivelarsi una risorsa strategica per la SEO se:
È chiaro quindi che la competenza e l’esperienza in ambito SEO diventano cruciali per guidare e limare il lavoro di Chat GPT. In parole semplici, Chat GPT è uno strumento, non può sostituire completamente persone o processi. In conclusione, nel mondo digitale non esistono scorciatoie, bensì strumenti che possono aiutare nel lavoro se ben contestualizzati.
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